17 aprile 2020

Drumlanrig (Scozia), 2003: due ladri, approfittando di una visita guidata al castello, riescono a sottrarre “La Madonna dei Fusi” di Leonardo e, con l’aiuto di due complici, si dileguano facendo perdere le proprie tracce.
Oslo (Norvegia), 2004: due persone armate, in pieno giorno, facendo irruzione nelle sale del Munchmuseet, asportano due capolavori di Edvard Munch - “L’urlo” e “La Madonna” - fuggendo poi a bordo di un’auto rubata guidata da un complice.
Fatti questi eccezionali ed eclatanti che hanno ferito il mondo della cultura.
30 marzo 2020: siamo a Laren, in Olanda, e dei ladri approfittano della chiusura del museo legata all’emergenza da Covid-19 e trafugano, senza alcun particolare ostacolo, il quadro “Spring garden” di Vincent Van Gogh.
L’episodio è ancora più grave.
Ma vi è di più.
Pochi giorni prima, a Oxford, la Christ Church Picture Gallery dell’Università, parimenti chiusa a causa dell’emergenza da Covid-19, si trova a fare i conti con un furto di ben tre opere d’arte.
 
Come non pensare alla tutela dei beni culturali in questo particolare momento storico?
Se il Covid-19 domina le nostre vite e le misure restrittive vengono prorogate, come può il nostro patrimonio essere abbandonato?
 
Un appello in tal senso è giunto fin da subito da ICOM Italia, che, rivolgendosi a soggetti pubblici e privati, proprietari ovvero detentori di opere d’arte, ha raccomandato di porre in essere tutte le misure necessarie al fine di garantire il funzionamento dei sistemi di difesa dalla criminalità, oltre al monitoraggio, diretto o da remoto, di tutti i beni nelle sale di esposizione come nei depositi.
Trattasi di preoccupazione ancora più sentita se si considera il recente incremento del commercio illegale di opere d’arte.
Inutile dire come i numeri da capogiro che hanno caratterizzato il mercato dell’arte negli ultimi anni abbiano conquistato l’attenzione di molti gruppi criminali, che si sono dedicati al settore; e ciò non solo per la sua elevata remunerabilità, bensì anche per la carenza di una legislazione incisiva che possa fungere da valido deterrente in tal senso.
Ciò spiega l’intervento del Consiglio d’Europa, che nel maggio 2017 ha adottato una nuova convenzione di diritto penale volta a prevenire e combattere il traffico illecito e la distruzione di beni culturali mediante la promozione di una cooperazione di dimensione internazionale.
Costituisce a tal proposito reato ogni condotta che sia posta in essere in danno dei beni culturali, tra cui il furto, gli scavi illegali, l'importazione e l'esportazione illegali, nonché l'acquisizione e la commercializzazione dei beni così ottenuti.
Ed è con rammarico che si segnala come l’Italia, ad oggi, non abbia ratificato la predetta Convenzione, benché sia stato uno tra i primi Paesi a sottoscriverla.
Parimenti, si dà atto di come non abbia avuto alcun esito la proposta di legge, che si proponeva di riformare le disposizioni a tutela del patrimonio culturale, inserendo nel codice penale le norme che si trovano oggi contenute prevalentemente nel Codice dei beni culturali (d.lgs. n. 42 del 2004).
Ed invero, il provvedimento approvato in tal senso il 18 ottobre 2018 dalla Camera dei Deputati si è poi arenato al Senato.
Ciò stride con quanto avvenuto in passato, laddove il modello di investigazione sul furto delle opere d’arte è stato ideato dall’Italia e oggi viene utilizzato come esempio in tutto il mondo.
È il nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, che, costituito il 3 maggio 1969 quale reparto specializzato nella tutela del patrimonio artistico e culturale della Nazione, ha anticipato perfino la raccomandazione dell’UNESCO firmata a Parigi nel 1970, con la quale tutti gli Stati membri sono stati invitati ad adottare specifiche misure a tutela dei beni culturali.
Anche nell’attuale situazione di emergenza da Covid-19, il nucleo “TPC” svolge un ruolo fondamentale, intensificando i servizi di prevenzione nei musei e lavorando ai fini dell’individuazione delle esigenze e criticità relative alla sicurezza nei luoghi di culto.
 
Ma ciò non basta.
 
Il nostro patrimonio culturale è immenso: la galassia di chiese e le infinite strutture museali ed espositive, distribuite in modo capillare su tutto il territorio nazionale, richiedono un’attenzione mirata e trasversale, da coordinarsi a livello centrale e da attuarsi su base locale, con la previsione di un coerente sistema sanzionatorio.
Tutto ciò ad oggi è assente.
Auspichiamo che il buio portato dal Covid-19 possa far luce sulle manchevolezze di un settore che da sempre brilla di luce propria sulle tracce dei giganti del passato.
Eredità o responsabilità?
Per noi la risposta è responsabilità: il Paese con il maggior numero di siti UNESCO al mondo ha il dovere di tutelare il suo patrimonio, proprio perché appartiene a tutta l’umanità.
Ecco perché l’appello dovrebbe essere rivolto a tutto il mondo, che per la prima volta si trova a fronteggiare contemporaneamente un nemico comune, e a unire le forze per garantire la sopravvivenza dell’umanità intera.
 
 
Avv. Giorgia Colombo
 
 
Con il contributo di: Dott.ssa Mariachiara Ceriani
 
 
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